La vittoria sulle dittature nazifasciste segna il tramonto della centralità mondiale dell’Europa e l’emergere di due superpotenze, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che nel riassetto del sistema internazionale, gradualmente si rivelano i poli antitetici di due opposti modelli ideologici e sociali: in Occidente la democrazia parlamentare, nel quadro di una società capitalistica e borghese; in Oriente il sistema rappresentato dal regime sovietico e dalle repubbliche popolari
di ispirazione comunista, che danno vita a una società collettivista.
I due blocchi, per esigenze strategiche e di potere, sono destinati a contrapporsi per decenni in una guerra fredda che vedrà parecchi momenti di alta tensione e che cesserà solo con la caduta del muro di Berlino (1989). La guerra, terminata nell’estate del 1945, ha lasciato rovine e devastazioni soprattutto in Europa, che è stata l’origine e l’epicentro della catastrofe: intere città sono in macerie; fabbriche, ponti, strade, ferrovie sono stati distrutti e l’economia stenta a riprendersi, soprattutto nei settori industriale e commerciale; ma anche l’agricoltura, priva di attrezzi, concimi, mercato, langue e la popolazione soffre immensi disagi, per scarsità di cibo, abitazioni, vestiti e per la forte disoccupazione.
Nonostante questi disastri e le profonde ferite lasciate dalle tragedie dello sterminio degli ebrei nei lager e dell’eccidio atomico ad Hiroshima e Nagasaki, l’umanità nel dopoguerra vive un momento di rinascita.
La pace segna l’emergere di grandi speranze e l’inizio di un rinnovamento positivo nella scena politica internazionale.

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