LA LETTERATURA SPAGNOLA – PARTE I (Dalle origini al Settecento)
di A. Bislenghi

La nostra biblioteca civica è costituita da un patrimonio librario di circa ventimila volumi, dei quali circa ottomila sono conservati in magazzino, perché la nuova sede del Kursaal non offre purtroppo uno spazio sufficiente ad accoglierli. Fortunatamente le letterature, verso le quali si indirizza l’interesse della maggior parte degli utenti, sono disponibili presso la sede e sono state anche recentemente catalogate online. Il catalogo, in formato PDF interattivo, è consultabile sulla pagina web del Comune di Loano.
Iniziamo il nostro viaggio dalla letteratura spagnola, che – tra le diverse letterature europee – è sorprendentemente una delle meno conosciute dai lettori italiani. La scarsa conoscenza che si ha di questa letteratura è rivelata sul catalogo online anche dal minor numero di opere, rispetto ad altre letterature: la francese ha una consistenza quasi tripla, quella inglese quadrupla e quella americana addirittura è quasi sei volte più ricca.
La letteratura spagnola, a rigore, non dovrebbe essere altro che quella prodotta da autori nati sul suolo spagnolo, oppure da autori stranieri a cui sia riuscito – compito non facile – di integrarsi nella nazione spagnola, sposandone la lingua e le tradizioni.
In realtà, la classe 860 del Catalogo decimale Dewey, così chiamato perché ideato dal bibliotecario americano Melvil Dewey nel 1876 e poi universalmente adottato per la sua semplice struttura, espandibile con infinite sottoclassi, raccoglie tutte le pubblicazioni del mondo ispano-portoghese, dalla Penisola Iberica all’America Latina.
Se non si fosse seguito questo criterio, le biblioteche pubbliche avrebbero dovuto disporre di una sezione di letteratura spagnola, ma anche una di letteratura cilena, una argentina e così via. Una cioè per ogni paese dove lo spagnolo è la lingua ufficiale; nulla e nessuno ha infatti il potere di dichiarare che la letteratura del Guatemala, per fare un esempio, sia tanto inferiore a quella della Spagna da non meritare una sezione apposita, anche se il numero di libri guatemaltechi tradotti in italiano sarà senz’altro esiguo.
Il punto è che nessuna biblioteca dispone di tanto spazio, perché – anche non volendo dedicare un intero scaffale ad ogni paese – il numero di ripiani disponibili non è poi così grande, tanto più che il distinguo di cui sopra vale per la letteratura spagnola come per altre grandi letterature del mondo.
Per comodità si è dunque ritenuto di includere in una sola classe tutte le letterature di lingua spagnola, ma anche – e qui non nascondo la mia perplessità – quelle di lingua portoghese.
La differenza fra le culture spagnola e portoghese è a dir poco abissale, ed è una differenza che entrambi i popoli tengono a mantenere viva, se non ad accentuare. Spagna e Portogallo, escludendo il breve periodo (1580-1640) in cui i due regni si trovarono uniti sotto una sola corona (quella spagnola), hanno mantenuto una traiettoria culturale assolutamente distinta, come distinte lo sono le due lingue maggiori. Per dirne una, nelle famiglie portoghesi si è soliti apostrofare ironicamente i bambini che ancora non hanno imparato bene a parlare, dicendo loro: “Stai parlando spagnolo?”
Uniformare Spagna e Portogallo in un solo insieme è piuttosto un atteggiamento degli stranieri, europei ed americani: di chi, osservando la carta geografica, riconosce la Penisola Iberica, circondata dalle acque e collegata al resto d’Europa dalla strettoia dei Pirenei, trascurando che al suo interno trovano posto due unità politiche autonome.
Per chi si occupa di libri e del modo di organizzarli e classificarli, la questione è complicata anche prendendo in considerazione le pubblicazioni dei soli autori spagnoli: non dimentichiamo che all’interno della “famiglia” linguistica spagnola sono vivi altri idiomi (catalano, basco, galiziano…) che hanno dato vita ad altrettante letterature, certo meno imponenti di quella castigliana, ma non per questo immeritevoli di uno spazio nelle biblioteche.
Una situazione complessa, che si è dovuto per forza semplificare, per non creare un numero esorbitante di sottoclassi bibliografiche. Certo, semplificare, schematizzare, classificare equivale a scegliere, e nessuna scelta è mai perfetta: nella classe 860, che abbiamo appena visto, la letteratura portoghese occupa la sottoclasse 869, che però comprende a sua volta, altrettanto arbitrariamente, la letteratura brasiliana. Insomma, si sarà capito: anche nelle moderne classificazioni bibliografiche, domina l’ideologia eurocentrica, che vuole il Nuovo Mondo sempre e comunque subordinato al Vecchio; gli stessi nordamericani, che mai lo ammetteranno pubblicamente, soffrono da sempre di un complesso di inferiorità nei confronti degli europei, della nostra storia, delle nostre culture e tradizioni, e perfino delle nostre contraddizioni.
Alla data del giugno 2020, nella nostra biblioteca civica erano presenti circa trecentoventi opere, contenute nella classe 860 e suddivise fra centoventinove autori. Una ventina sono storie letterarie o antologie; le altre – quindi circa trecento – costituiscono la letteratura vera e propria, che comprende tanto le opere in prosa, come le raccolte poetiche, o le composizioni teatrali.
Dei centoventinove autori, invece, poco meno della metà sono di lingua spagnola, ma di altra nazionalità: dal Cile (molto ben rappresentato, con otto autori e trentasei opere), all’Argentina, al Messico e agli altri paesi dell’America Latina. Gli scrittori spagnoli sono dunque settantuno, e raccolgono complessivamente 156 lavori. Il che significa, con un rapido quanto grossolano calcolo, che la letteratura spagnola sic et simpliciter raccoglie “solo” la metà delle opere. E’ un dato abbastanza significativo, che sta a testimoniare la recente quanto meritata fortuna dei narratori latinoamericani, e al tempo stesso una consolidata, quanto immeritata trascuratezza verso gli scrittori spagnoli, soprattutto degli ultimi due secoli. Non a caso, l’autore più rappresentato – con undici schede – è il madrileno Lope de Vega (1562-1635), che pure è uno dei grandi scrittori del siglo de oro, il secolo d’oro della civiltà ispanica, e uno dei massimi autori teatrali di ogni tempo..
Degli altri, celeberrimi autori di quell’epoca, la biblioteca conserva due schede di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) – una di esse è però una raccolta contenente varie opere – tre di Francisco de Quevedo (1580-1645), fra cui il romanzo picaresco Vita del pitocco (La vida del buscón) e ancora due schede di Tirso de Molina (1579-1648), altro grande commediografo del tempo degli Asburgo.
Una delle icone della letteratura mondiale, cioè Miguel de Cervantes, è presente con sette schede: cinque di esse sono però edizioni diverse del suo capolavoro, il Don Chisciotte. Infine, fra gli altri autori non moderni sorprende piacevolmente la presenza di tre nomi poco noti ai lettori italiani, e forse agli stessi spagnoli di oggi: Baltasar Gracián (1601-1658), con il suo Oracolo manuale e arte di prudenza; una raccolta di poesie di Jorge Manrique (1440-1479) e La figlia di Celestina, di Alonso Jerónimo de Salas Barbadillo (1580-1635). Segnaliamo anche i due classici: Lazzarino de Tormes (Lazarillo de Tormes), di autore anonimo, apparso nel 1554 durante il regno di Carlo V, e La Celestina (Id.), di Fernando de Rojas, (.. – 1541); due libri assolutamente figli della loro epoca, benché i principi che li abbiano ispirati siano validi in ogni tempo e sotto ogni cielo; il che ne spiega, almeno in parte, l’enorme fortuna editoriale.
Il secolo XVIII, così come la prima metà del XIX, non sono purtroppo rappresentati da alcuna opera; fenomeno comprensibile, perché la grande età del romanzo spagnolo – e sono i romanzi i libri più richiesti sugli scaffali di una biblioteca pubblica – si inaugura solo nella seconda metà dell’Ottocento. Dai lavori (o capolavori) seicenteschi giungiamo così d’un balzo a José Zorrilla, con il suo Don Giovanni Tenorio, del 1844, dramma teatrale sull’eterno mito di Don Giovanni, già apparso nel 1632 nella commedia L’ingannatore di Siviglia di Tirso de Molina (opera presente in biblioteca) e poi trattato da numerosi autori di teatro, anche musicale (primus inter pares, Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, musicato da W. A. Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte). E’ da menzionare anche La croce del diavolo, del poeta romantico per eccellenza Gustavo Adolfo Bécquer (1836-1870), di cui il mondo culturale spagnolo si sta occupando proprio in questi mesi, per cercare di gettare luce sulla sua misteriosa e prematura scomparsa.

(estratto dalla «Gazzetta di Loano», n. 2 – Feb. 2021)